Una pugnalata al cuore ha ucciso l'architetto Adriano Libe. Il Maresciallo Fanfani passeggia fra le strade vecchie e nuove della citta che Libe ha contribuito a far edificare fra tangenti, appalti truccati e violazioni urbanistiche, in cerca di una traccia, di un movente. Incontra personaggi di ogni tipo: Tazio Caprozzo, un costruttore senza scrupoli molto ricco; Mario Rossi, uno potente geometra perennemente all'estero; Ario Pini, un ingegnere idealista; Gino Banti un fotografo che documenta com'era bella la citta prima dell'avvento di Libe; il notaio Halt, un vecchio darwiniano con un'etica molto particolare; Elena, una giovane violinista jazz innamorata. Chi di loro racconta la verita sulla vita e, soprattutto, sulle possibili ragioni della morte di Libe? Egli era un uomo simpatico, socievole, generoso oppure un vigliacco, mediocre e corrotto? Fra gli indizi una busta nascosta piena di soldi, un fazzoletto e una frase sibillina che l'architetto ha scritto sul computer: "i ricordi talvolta sono feroci.""